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Il suo dramma è stato replicato quattro volte a richiesta, e domani fu desiderato per la quinta: l’impresario glielo ha pagato come non si sogliono pagare quasi mai le produzioni letterarie in Italia, e l’ha impegnato a scrivere pei Fiorentini con un appuntamento che lo farà vivere da signore.
— Domani andrò ai Fiorentini, — disse la dama, — stasera mi presenti il suo protetto; lo pregherò di passare da me le sere in cui ricevo.
Il barone s’inchinò allontanandosi per dar retta ad altri invitati.
Narcisa ballò come una silfide e confessò al suo cavaliere di mai essersi divertita come in quella sera.
Verso mezzanotte il barone si avvicinò di nuovo al divano ove sedevano Narcisa e la contessa, accompagnato da un giovane alto e bruno, di cui l’espressione fredda, altiera e quasi severa era appena temperata dal contegno grazioso che gl’imponeva l’atto che andava a compiere.
— Mi permetta, signora contessa R***, — disse il barone con il garbo di un uomo di società, — che abbia l’onore di presentarle