Pagina:Verga - Novelle, 1887.djvu/263


del castello di trezza 253




XI.



La notte s’era fatta tempestosa, il vento sembrava assumere voci e gemiti umani, e le onde flagellavano la rôcca con un rumore come di un tonfo che soffocasse un gemito d’agonia. Il barone dormiva.

Ella lo vedeva dormire, immobile, sfinita, moribonda d’angoscia, sentiva la tempesta dentro di sè, e non osava muoversi per timor di destarlo. Avea gli occhi foschi, le labbra semiaperte, il cuore le si rompeva nel petto, e sembravale che il sangue le si travolgesse nelle vene. Provava bagliori, sfinimenti, impeti inesplicabili, vertigini che la soffocavano, tentazioni furibonde, grida che le salivano alla gola, fascini che l’agghiacciavano, terrori