Pagina:Verga - Novelle, 1887.djvu/245


del castello di trezza 235


— È vero! — diss’ella con uno strano sorriso. — È proprio una sera da amanti!...

E seguitò a fissare il giovinetto col suo sguardo da padrona, senza pensare a lui che ne era colpito.

Lasciò la finestra e andò a sedere sulla seggiola stemmata, ai piedi della quale si teneva il paggio; non più melanconica, nè meditabonda, ma inquieta, agitata, e nervosa.

— Conosci la Mena? domandò ad un tratto bruscamente.

— La mugnaia del Capo dei Molini?

— Sì, la mugnaia del Capo dei Molini! ripetè con un singolare sorriso.

— La conosco, madonna.

— E anch’io! esclamò con voce sorda. — Me l’ha fatta conoscere mio marito!

Per l’altera castellana Corrado non era altro che un domestico, un giovanetto che portava il suo stemma ricamato sul giustacuore di velluto, e che era leggiadro, e avea la chioma bionda e inanellata per far