Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
del castello di trezza | 233 |
poravano alquanto sotto lo sguardo distratto della sua signora. — Ella lo fissò a lungo senza vederlo.
— No! disse poscia. Perchè?...
Si alzò, andò ad aprire la finestra, e appoggiò i gomiti al davanzale. Il mare era levigato e lucente; i pescatori sparsi per la riva, o aggruppati dinanzi agli usci delle loro casipole, chiacchieravano della pesca del tonno e della salatura delle acciughe; lontan lontano, perduto fra la bruna distesa, si udiva ad intervalli un canto monotono e orientale, le onde morivano come un sospiro ai piedi dell’alta muraglia; la spuma biancheggiava un istante, e l’acre odore marino saliva a buffi, come ad ondate anch’esso. La baronessa stette a contemplare sbadatamente tutto ciò, e sorprese se stessa, lei così in alto nella camera dorata di quella dimora signorile, ad ascoltare con singolare interesse i discorsi di quella gente posta così basso al piede delle sue torri. Poi guardò