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del castello di trezza 227


Però la prima volta che donna Violante si svegliò in quella brutta cameraccia, e al fianco di quel brutto sire, dovette essere un gran brutto svegliarsi. Ma ell’era damigella di buona famiglia, bene educata all’obbedienza passiva, fiera soltanto del nome della sua casa e di quello che le era stato dato in tutela; era stata strappata bruscamente alla calma del suo convento, ai tranquilli diletti, ai sogni vagamente turbati della sua giovinezza, ad un romanzetto appena abbozzato, ed era stata gettata, — ella che avea sangue di re nelle vene, — nell’alcova di quel marrano, cui per caso era caduto in capo un berretto di barone: ella avea accettato quel marrano, perchè il Re, il capo della sua famiglia, le leggi della sua casta glielo imponevano, e avea soffocato la sua ripugnanza, allorchè la mano nera e callosa di quel vecchio s’era posata sulle sue spalle bianche e superbe, perchè era suo marito: dolce e gentile com’era,