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che le rimanesse quel tanto che occorreva per comprenderne gli ordini, e per prestar loro i più umili, i più duri servigi.
Nedda sporse la sua scodella, e la castalda ci versò quello che rimaneva di fave nella pentola, e non era molto.
— Perchè vieni sempre l’ultima? Non sai che gli ultimi hanno quel che avanza? le disse a mo’ di compenso la castalda.
La povera ragazza chinò gli occhi sulla broda nera che fumava nella sua scodella, come se meritasse il rimprovero, e andò pian pianino perché il contenuto non si versasse.
— Io te ne darei volentieri della mia, disse a Nedda una delle sue compagne che aveva miglior cuore; ma se domani continuasse a piovere.... davvero!... oltre a perdere la mia giornata non vorrei anche mangiare tutto il mio pane.
— Io non ho questo timore! rispose Nedda con un triste sorriso.
— Perché?