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del castello di trezza 211


— Non entri nessuno all’infuori del Bruno, se v’è cara la vita!

Tutti s’erano fermati attoniti vedendo il barone così pallido, coll’occhio stralunato e la spada in pugno, ancora macchiata di sangue. Bruno entrò, e vide uno spettacolo orribile.

Vicino alla parete giaceva il cadavere di donna Violante, vestita del suo accappatoio bianco, com’era fuggita dal letto del marito la notte in cui s’era creduto che si fosse buttata in mare. Il viso avea pallido come cera e dimagrato enormemente, i capelli arruffati ed incolti, gli occhi spalancati, lucidi, fissi, spaventosi. La ferita era stata mortale e non sanguinava quasi, solo alcune gocce di sangue l’erano uscite dalla bocca e le rigavano il mento.

— Avevi ragione Bruno! disse il barone con voce sorda. Non volevo crederci ai fantasmi; le credevo sciocchezze di femminucce; ma adesso ci credo anch’io. Bisogna