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del castello di trezza 183

quella sùbita apparizione, senza dire nè una nè due, mise mano alla sua partigiana e menò tal colpo da spaccare in due un toro, fosse stato di bronzo; ma la spada gli si ruppe in mano, così come fosse stata di vetro, o avesse urtato contro il muro; si vide un fuoco d’artifizio di faville, a guisa dei razzi che si sparano per la festa della Madonna dell’Ognina, e il fantasma scomparve, nè più nè meno di come fa un soffio di vento, lasciando il Rosso atterrito, col suo troncone di spada in mano, e talmente pallido da far paura a chi lo vide per il primo, e d’allora in poi, invece di chiamarlo il Rosso, gli dicono il Bianco.

La baronessa rideva ancora in aria d’incredulità; ma le sue ciglia si corrugavano di tanto in tanto, e pur tenendo gli occhi fissi nello specchio, non avea badato nè al come Grazia la stesse pettinando, nè al come le avesse increspato i cannoncini della