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98 la coda del diavolo

sandolo sempre con quegli occhi indiavolati, rossa come non l’aveva mai vista, e afferrandogli il capo per le tempie gli avea avventato in faccia un bacio caldo e febbrile.

Il povero Donati saltò alto un palmo sul letto, si svegliò con un gran batticuore, e stette cinque minuti fregandosi gli occhi, ancora balordo. A poco a poco si calmò, finì col ridere di se stesso, e non ci pensò più.

Il giorno dopo fece l’indiano; finse di non accorgersi di certi sorrisi maliziosi della Lina, dell’aria affaccendata di lei, dell’insolito va e vieni che c’era per casa. Disse che avrebbe passata la sera all’ufficio, per un lavoro straordinario, e andò a piantarsi in sentinella sul marciapiede del gabinetto di lettura.

Aspetta e aspetta, finalmente, verso le cinque, Lina comparve lesta lesta dai Quattro Cantoni, un po’ impacciata nel manto, ma impacciata con grazia; andò difilato