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giato del Barone. Si sentiva ricca e felice. Allora, stranamente commossa, si stringeva contro il marito, in mezzo al discorrere sommesso di tutta quella gente che viveva per loro, e gli appoggiava la testa sulla spalla, con un abbandono pieno e riconoscente di tutto il suo essere.

Lui, nel sogno febbrile della sua luna di miele, aveva dei risvegli bruschi e penosi, dei sussulti inquieti, delle vaghe angoscie. Ogni cantuccio di quella villetta rustica aveva delle memorie care ed intime, che si ridestavano come un rimorso. Quand’era solo al balcone, verso l’avemaria, e il paesello di faccia andava abbuiandosi, e spandeva nel cielo pallido, dall’alto, le nota mesta delle sue campane, e si accendevano ad uno ad uno i suoi lumi tranquilli, gli passava dinanzi agli occhi la visione di tanti ricordi domestici che mai gli erano sembrati tanto affettuosi e impressi al vivo dentro di sè. Ripensava alle parole di sua madre: «Chissà se ti vedrò mai più?» come una dolcezza melanconica e lontana. Solo si ras-