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fuggivano coll’amante come quell’altra, il sottosopra della casa al primo momento che si scopriva la terribile disgrazia. Allora si mise a raccogliere lentamente le sue cose, accasciata, senz’altra speranza. In qual momento le cadde sotto gli occhi il ritratto di Elena, inchiodato a capo del letto, nella sua bella cornice dorata, colle labbra e le sopracciglia possenti sul volto color d’ambra.

La poveretta rimase un istante immobile lì accanto, col suo fagottino in mano, umiliata dalle sue vesti meschine e dalla sua figura timida e magra, colle povere dita ossute intrecciate nel nodo del fardelletto. Oramai sentiva che tutto era finito, e che sarebbe stato inutile lottare coll’incantesimo di quella bellezza che le aveva tolto il cuore del figliuolo. Soltanto soffriva uno schianto doloroso, e una desolata pietà pel suo ragazzo che doveva penar tanto nel vederla partire. Ella non pensava ad altro. Gli diceva: — Senti, io devo andarmene perchè il treno sta per partire. È meglio tornar presto al paese giacchè le tue so-