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ascoltare senza levare gli occhi dal ricamo, seduta fra la sorella e il cugino. Le prime che le rivolse timidamente, una sera che don Liborio tardava a venire oltre l’avemaria, e donn’Anna era andata ad aspettarlo sul balcone, furono queste:

— Vostra madre è in collera con me?

Elena scosse il capo negativamente, ma rimase a testa bassa, colla fronte sulla mano. — Perdonatemi Elena, — aggiunse egli dopo un lungo silenzio.

Allora per la prima volta la giovinetta gli prese la mano di nascosto, timidamente, e gliela strinse forte, senza guardarlo.

Da quel momento per lui cominciò un’altra vita, tutta di sogni, in cui le esigenze della realtà sembravano svegliarlo di soprassalto con altrettante strappate al cuore. Egli s’indebitò coi colleghi, cogli amici, col sarto, colla camiciaia, per essere ben vestito e portar sempre dei guanti come Roberto. Ogni volta che scriveva alla sua famiglia gli toccava mentire, inventare de’ pretesti per farsi man-