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la corte fangosa in punta di piedi e colle gonnelle in mano.
Cesare, mentre i camerati esprimevano la loro ammirazione un po’ volgarmente, da contadini che aspiravano a prendersi la loro parte nella ricca messe della vita, era il solo che si tenesse contegnoso e riserbato, come uno avvezzo dalla educazione ecclesiastica a rispettare le gerarchie. Da ragazzo era sempre vissuto in mezzo a quella miseria decente che stende una tinta grigia su tutti gli atti della vita, e li regola con un calcolo implacabile, che dà un’enorme importanza alla ricchezza pel penoso e continuo contrasto fra l’essere e il parere. Egli sapeva quel che ci vuole a portare il don nel paesetto, il cappello a cilindro alla domenica, i guanti per andare a messa le sorelle; quel che costi di scarpe una bella passeggiata, e quel che valga una giornata di studente. Egli lavorava quindi come un mezzadro coscienzioso che non voglia rubare la sua giornata. Le signorine dirimpetto, quando