Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 21 — |
domandava se sarebbe stata molto a tornare, ella suggerì:
— Di’ che sono in letto ammalata. Di’ che ho la terzana!
I due amanti volsero le spalle senza aggiungere altro, e sotto la porta si consultarono sul partito da prendere. Mezzanotte suonava lì vicino. Uno spiraglio di luce penetrava dall’uscio di un panattiere che dava nel cortile, e si udiva l’abburattare del frullone. Un cane chiuso nel magazzino della legna si mise ad abbaiare.
Cesare, senza dir nulla, abbracciò stretta la ragazza. Ella si svincolò dolcemente. Non si vedeva che la sua forma indistinta nell’oscurità, tutta vestita di nero, col velo sul viso. Poi disse: — Usciamo di qua.
— Dove andremo?
— Non lo so.
La strada era deserta e sonora pel primo freddo d’autunno, fiancheggiata a lunghi intervalli da fanali a gas che mettevano una striscia luminosa nelle vie laterali. Nelle fac-