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apparenze esteriori per riguardi umani. Elena aveva procurato a Dorello una clientela ricca e numerosa. Egli l’aveva sposata per questo, e faceva affari d’oro a Napoli, senza curarsi d’altro. Si citavano nomi senza fine, date, aneddoti precisi e accertati. Nella spezieria e al Casino non parlavasi d’altro. I curiosi si affacciavano sugli usci allorchè le sorelle di Cesare andavano a messa; le signore allungavano il giro e passavano dalla piazza per vedere se c’era l’Elena affacciata, e scambiare un saluto dalla finestra, e se potevano anche quattro chiacchiere. L’impiegato postale esaminava attentamente ogni lettera che partiva per Napoli all’indirizzo di Cesare Dorello, voltandola e rivoltandola dieci volte per ogni verso, prima di decidersi con un sospirone a metterla colle altre nel sacco della spedizione.
Se incontravano per via don Luigi, con suo fratello il canonico, andavano loro dietro, raccolti, intenti, per cercare di carpire qualche parola dei loro discorsi, e sentire se trattavasi del nipote o di sua moglie.