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— Mia madre, Elena! mia madre, Elena!
— Vengo con te — diss’ella. — Voglio venire anch’io.
Arrivarono al paesello verso l’alba. Le finestre della casa paterna lucevano ancora. Attraversarono le stanze in disordine, cogli usci spalancati, pei quali passavano i pianti della famiglia, l’odor vago dell’incenso, delle candele di cera, e della morte. Don Anselmo, tutt’ora ornato dalla stola nera, venne loro incontro, sbarrando l’entrata colla sua persona, e in quell’istante solenne abbracciò il nipote, senza dir motto, lo portò quasi di peso sul vecchio canapè, in mezzo alle sorelle che piangevano.
— La volontà di Dio! — disse il prete, pallido anche lui. — In ogni cosa c’è la volontà di Dio.
Elena, in quella desolazione, rimaneva come obliata in un cantuccio, si sentiva che era la sola estranea a quel dolore. Chi si occupò di lei fu lo zio canonico, colui dal quale l’era stata mossa la guerra più aspra, quasi ora la