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di perdonargli. — Era pazzo, era pazzo d’amore. Aveva persa la testa. Se ella non gli avesse stesa la mano si sarebbe buttato dal balcone, davanti a quell’immensità azzurra. Si sarebbe sfracellato il cranio in mezzo a tutta quella festa di luce.
Elena nervosamente agitata, coi denti stretti, l’occhio smarrito sotto la veletta, aggiustandosi febbrilmente la mantiglia addosso, balbettava:
— Lasciatemi andare! lasciatemi andare!
— Ditemi che mi avete perdonato. Elena! Non mi lasciate così! Ditemi che vi rivedrò!...
— Sì, sì! ripeteva ella macchinalmente.
— Grazie! Oh! grazie! Quando?... quando vi rivedrò?...
— Non lo so.... non posso dirvelo ora.... È tardi.... Non ho un minuto di tempo.... Vi scriverò.... Ci vedremo....
Egli la seguiva passo passo per l’andito, mogio, a capo basso, inciampando nei mattoni smossi, dietro il passo rapido di lei che sembrava fuggire. Elena chinò il capo nel passare