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aveva avuto sempre là quell’immagine che aveva presentito, aveva atteso colla doppia vista degli spiriti superiori, la sua ispirazione, la sua musa, verso cui aveva steso le braccia supplichevoli nei giorni neri, nei giorni di sconforto, che aveva invocato, che aveva conquistato, che gli apparteneva, era cosa sua, pel diritto che gli dava il suo lungo martirio, il suo amore, l’ispirazione che ella gli avrebbe dato, la gloria che l’attendeva, l’ingegno che metteva ai piedi di lei. Elena, disattenta, con cento pensieri confusi negli occhi, guardava intorno come sbigottita, le pareti nude, la finestra senza tende, il lettuccio basso e piatto, i libracci squinternati, e gli scartafacci polverosi accatastati sulle seggiole in artistico disordine, tutta quella gloria di cartacce sudicie. Ella ritirò vivamente la mano di cui egli voleva impadronirsi.

Allora il poeta, un po’ sconcertato, prese a parlare dei suoi versi, degli argomenti che aveva in testa, di quello che voleva fare per rendersi degno di lei, perchè ella andasse su-