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maritava mai. — Gran disgrazia! rispondeva Elena. — Col poco che ha Roberto, bella prospettiva, quel matrimonio! Lasciateli in pace, mamma! Quando non si hanno almeno centomila lire di entrata, è meglio restar a casa.

— A te cosa ti manca? Dì, cosa ti manca?

— Nulla! rispondeva Elena.

Cesare, sopraffatto dal lavoro, era felice allorchè poteva rubare qualche minuto alle sue occupazioni, e veniva a sederlesi accanto, modestamente orgoglioso del benessere che le procurava, timidamente affettuoso. Le parlava dei suoi progetti, della loro bambina, di tutte quelle cose che gli sembravano altrettanti legami fra di loro. Come la vedeva distratta e indifferente, le chiedeva anch’esso:

— Che hai? Cosa desideri?

— Nulla, rispondeva Elena.

Egli si sentiva stringere il cuore a quella parola, all’aria di quel viso, al tono di quella voce. Tornavano ad assalirlo suo malgrado dei sospetti angosciosi, delle memorie tristissime, una amara inquietudine che lo ten-