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duta sulle calcagna, lisciandosi i capelli sulla fronte, per riprender fiato, e balbettava al marito:
— Guarda! guarda! che amore!
Poi se la pigliava al seno, nudo, per sentirsi fra le braccia tutta la sua creatura, andava a mettersi dinanzi allo specchio, discingendosi con arte, acconciandosi sul capo un fazzoletto rosso a guisa di quelle Madonne che aveva viste dipinte, assorta in un’ammirazione così ingenua della sua bellezza sensuale che diceva di allattar lei la bimba, e non voleva la toccassero altre mani.
La maternità era un’altra maniera di espandersi la sua sensualità sottile, l’ambizione, la leggerezza, la bizzarria che c’era nel suo temperamento. Il marito, lì davanti, colle sue cartacce sotto il braccio, col viso pallido dalla fatica, col sorriso distratto, non aveva nulla di artistico agli occhi di tal moglie, nulla di teatralmente affettuoso. Per poco non gli rimproverava:
— Tu non le vuoi bene alla Barberina!