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lasciava scacciare a poco a poco fuori della camera, dalla suocera, dalla levatrice, dalla serva che si affaccendavano intorno al letto di Elena. Andò ad attendere nel salotto, insieme al suocero che chiacchierava con Roberto sul canapè. Di tanto in tanto Camilla veniva a dire qualche parola al cugino sotto voce, e tutti e due scomparivano nel terrazzino; e il babbo aspettava sbadigliando, colle mani sul bastone. L’alba cominciava ad imbiancare nella piazza. Infine donn’Anna venne col cappello in testa ad annunziare che Elena stava riposando. Roberto diede il braccio a Camilla, e tutti se ne andarono.
Rimase solo colla moglie, la quale aveva le mani e il viso bianchi come la tela su cui posavano, assopita in un sonno penoso che di tanto in tanto la faceva riscuotere con un gemito soffocato, senza aprire gli occhi. Il medico non si era mostrato del tutto tranquillo, ed era tornato due volte nella giornata. Cesare solo spiava ansiosamente il volto e le parole di lui. Donn’Anna, Camilla, tutta la famiglia, an-