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correre a bastonarla, si aggirava muto e furibondo per lo stanzino. Ma tornò a sedersi, colle mani nei capelli, gli occhi ardenti e fissi, i denti stretti. — Bisogna esser calmi! balbettava. — Bisogna esser calmi! — Si asciugò gli occhi ed il viso. Stette alquanto immobile, poi tornò a mettere il capo nel corridoio, a domandarle se potesse escire finalmente. — Bisogna schiumare il brodo per la padrona — rispondeva la donna dalla cucina. — La padrona non si sente bene. Non posso lasciarla sola.
— Ah! mugolava il disgraziato mordendosi i pugni, come una bestia feroce. — Mi par d’impazzire! mi par d’impazzire! Cosa le ho fatto a questa infame donna? Perchè mi tormenta così? Come gode del mio supplizio! Ella sa tutto, ella potrebbe dirmi tutto quello che vorrei sapere a costo della vita... Ella andrà a dirlo alla fruttivendola e al calzolaio qui sotto appena lascerà questa casa, ma non a me! Andrà a ridere con loro delle mie smanie. Bisogna fingere per costei che non riescirò ad