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quillamente gli occhi grigi. Don Liborio, continuando a brontolare: — No! lasciatemi crepare! seguì la figliuola in camera, picchiando un’ultima volta colla mazza sul pavimento prima di deporla al solito posto dietro l’uscio. Camilla dopo che gli ebbe preparato in silenzio la camicia e il berretto da notte sulla sponda del letto, e le pantofole dinanzi la poltrona, gli baciò la mano, andò a baciare la mano alla mamma, come le altre sere, e stava per andarsene, quando il padre le buttò le braccia al collo un’altra volta, per lamentarsi che gli restava quella sola, la sua Camilla. Essa lasciò sfogare il babbo, si rassettò i capelli, prese il lume, e se ne andò chetamente, chiudendosi dietro l’uscio perchè non entrasse il gatto.
Il letto di Elena era tuttora preparato per la notte, di faccia al suo, nella medesima cameretta bianca ornata di immagini di santi in tappezzeria colle teste e le mani di cartapecora in rilievo. Camilla disfece la rimboccatura, stese sul letto della sorella la