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aggrottava le ciglia, gli posava le mani sul petto, si irrigidiva. Gli diceva:
— No! no! lasciami, non siamo più ragazzi.... Che pazzie!.... Ora sono un’altra.... sono un’altra....
Pensava alla sua giovinezza miseramente sfiorata? alla sua bellezza distrutta? ai sogni che si erano dileguati? alla maternità che l’aspettava come un sacrifizio? E di tutti questi pensieri nasceva e ingigantiva un rancore indistinto, un umor tetro che scolorava ogni cosa ai suoi occhi. Il marito, colla divinazione penetrante di chi ama davvero, si sentiva avvolto in quel rancore, in quell’umor nero anch’esso, gli pareva di essere allontanato e respinto, quasi gli pesasse addosso la responsabilità di quei sogni di ragazza che s’erano involati. Tutto ciò metteva un gran vuoto in quelle stanzine ristrette, un freddo che agghiacciava il cuore di lui, e gli faceva cercare il lavoro come uno svago, come qualcosa in cui c’era ancora il pensiero di Elena senza che si vedesse il suo pallore,