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sero la camera. Camilla potè sgusciare accanto alla sorella, tenendole un braccio al collo, parlandole nell’orecchio, senza guardarla, e l’Elena accennava di sì, col capo basso, asciugandosi gli occhi. Roberto si era messo a sedere discretamente accanto a Cesare, don Liborio andava su e giù pel salotto, col cappello in testa, e donn’Anna ripeteva al genero:
— È mal di nervi; so cos’è. Quand’ero incinta di Camilla l’ho avuto anch’io tal’e quale. Una notte svegliai don Liborio perchè aveva voglia di mangiare dei mattoni pesti. Sciocchezze.
Tutt’a un tratto si aprì l’uscio della camera, e comparve Elena, seguita dalla sorella, molto abbattuta, cogli occhi gonfi, strascinandosi a fatica. — Non vuol darmi retta, biascicò Camilla. — Dice che ha bisogno di respirare sul balcone.
Elena si appoggiò alla ringhiera del terrazzino, guardando il mare, col mento fra le mani. La sera scendeva calma e serena e si