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simile affronto! Non era accolto come un figliuolo in casa nostra? Non gli volevamo bene tutti? Che gli mancava? Avrebbe dovuto aspettare che i suoi parenti si fossero persuasi a dir di sì, come tuo cugino, un anno, due anni, dieci anni se bisognava!

— Cosa gli andate contando a quella ragazza? gli rimbeccò la moglie dall’altra stanza. — Che avete perso il giudizio stasera? Venite a letto piuttosto, se no domani sarete malato.

— No! rispose don Liborio con fermezza. No, non m’importa di morire!

Di faccia a lui, in mezzo a tutta una parete di parenti e di amici in fotografia, rilegati in cornicette di cartapesta, c’era il ritratto di Cesare più grande degli altri, col collo preso fra due rigidi solini, che nondimeno sorrideva sempre graziosamente. Don Liborio si sentiva insultato da quel sorriso, ma non poteva staccarne gli occhi, e si sfogava apostrofando il ritratto, rimproverandogli la cornicetta dorata che lo faceva po-