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porta per udire il suono del pianoforte di lei. La salutava colla mano dalla strada, mentre ella gli sorrideva dal balcone, discinta, languida e abbandonata sulla ringhiera, nella fresca brezza mattutina. E incontrando Cataldi che ronzava lì attorno, provando dei cavalli imbarcandosi in una lancia sottile ed elegante passeggiando lentamente col sigaro in bocca e la mazzettina sotto l’ascella, Cesare pensava tristamente fra sè stesso:

— Ahi perchè non sono come costui!

I procuratori ai quali andava a raccomandarsi lo facevano aspettare in un’anticamera piena di gente. L’ascoltavano appena, in piedi, distratti, facendo segno a qualcun altro che erano subito da lui, cercando fra le cartacce della scrivania, gli promettevano che all’occorrenza si sarebbero ricordati di lui, e lo congedavano con una stretta di mano calorosa. Il suo antico maestro, un avvocato in voga sopraffatto dal lavoro in modo che doveva rifiutare dei clienti, gli aveva risposto francamente che aveva già nello studio due giovani senza