deva dinanzi il mare azzurro e scintillante di sole, sentiva rinascere in cuore una vaga speranza, qualcosa che gli faceva baciare come un buon augurio i capelli di Elena disciolti sul guanciale, o la manica della sua veste da camera bianca nella quale ella cominciava ad aggirarsi per le stanzine ridenti, fresca e rosea. Subiva delle strane superstizioni. Aveva i suoi giorni fausti, dei segni che gli presagivano bene, se un bambino passava per la strada, se si udiva il fischio della ferrovia, se il vento spingeva al largo il fumo dei piroscafi dentro al molo. Recitava mentalmente, e a mani giunte, una corta preghiera dinanzi al ritratto della madre che aveva inchiodato sulla parete di faccia alla scrivania, e sull’uscio, di nascosto, prima di uscire, si faceva la croce, come faceva lo zio canonico, mentre Elena andava a mettersi al balcone e pareva che volesse accompagnarlo cogli occhi più che poteva. — Per lei! mormorava Cesare fervidamente. Purchè Elena non manchi di nulla! Purchè non soffra di tali angustie! — Si fermava sulla