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tata a indossare la mantellina, sfiorandole coi guanti le spalle nude.

Alcune volte, per quanto ei si sforzasse dissimulare, Elena si accorgeva della sua tristezza nel tornare a casa. E gli domandava inarcando le ciglia, sinceramente sorpresa:

— Che hai!

Egli arrossiva sotto lo sguardo penetrante di lei. Sarebbe morto piuttosto che confessare a sè stesso la gelosia vaga, dolorosa, umiliante, che tentava di soffocare. Accusava la noia di passare una serata con gente che non conosceva, la sua indole timida e ritrosa, la preoccupazione che gli dava lo stato d’incertezza dei suoi affari. Ella non si lasciava illudere, gli leggeva in cuore meglio di come non sapesse egli stesso; gli diceva:

— Che vuoi.... Bisogna fare come fanno gli altri. Ma son tutta tua, lo sai.

Però aveva bisogno di quella vita, di quel lusso, di quelle seduzioni, se ne inebbriava spensieratamente, senza sospettare il male. Dopo aver assaporato il trionfo della sua ele-