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nava nella stessa noia; gli era quasi grata, inconsciamente, della compagnia che egli le teneva da lontano, nelle lunghe ore malinconiche in cui aspettava sola a casa il risultato degli andirivieni di suo marito, di occupare, in certo qual modo, la sua attenzione. Gradatamente s’interessava ai suoi gesti, al suo modo di vestire, all’aria del suo volto, all’uggia che doveva mettergli in corpo quel tempaccio, ai pensieri che doveva ruminare per occupare la mente; e in fondo a quei pensieri, vedeva sè stessa, la simpatia che le aveva mostrato quell’uomo scappellato da tutti, in quel paese che a lei faceva fare anticamera, che la trattava da eguale soltanto in campagna, dove può permettersi delle familiarità anche con dei subalterni. Questa idea la faceva arrossire di sdegno ogni volta che vedeva passare il signor Goliano, o il signor Brancate, sotto l’ombrello, coi calzoni rimboccati, e facevano tanto di cappello al barone, il quale rispondeva soltanto con un cenno amichevole del capo. Allora