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La suocera aspettava nascosta nel vano dello spiraglio di faccia, col viso pallido, e dietro alle sue spalle curve si vedevano le faccie timide e curiose delle figliuole, che volevano conoscere la cognata. Elena fece una graziosa riverenza, come se l’avessero presentato alla suocera nel salone del Municipio, e la madre alzò la mano per benedirli, lei e il figliuolo, il quale si sentiva piegar le ginocchia e stringere il cuore, mentre sua moglie salutava leggiadramente.

Ei tenendo la testa di Elena fra le mani, dopo averla baciata in fronte, mormorò:

— Povera mamma! anch’essa ti vorrebbe bene!

— Io non ci ho colpa, rispose Elena freddamente.

Altre volte ella osservava anche sorridendo che era un’intrusa, nella famiglia e nel paese, con un sorriso amaro che si fermava e durava nell’angolo della sua bella bocca. Finalmente chiese a suo marito:

— Perchè non vengono a restituirmi la visita i Goliano, e i Brancate?