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piantò in faccia quegli occhi strani. — Ah! finalmente! disse: È un’ora che ti aspetto!

Ella sentiva per quel cuore amante e delicato una tenerezza capricciosa e dispotica. Rivolta verso di lui, colle labbra strette, bianca come un fantasma, a quel chiarore incerto, lo guardava con degli occhi che corruscavano di tratto in tratto, quasi per l’irrompere di una scarica elettrica, come non sapesse ella stessa il sentimento che suo marito le ispirava.

All’improvviso afferrò la fronte di lui colle due mani, e la baciò.

Cesare, nelle maggiori effusioni del suo affetto, subiva un inesplicabile imbarazzo vicino a lei; sembrava che una parte di quella donna, entrata a metà in tutta la sua esistenza, che faceva parte di sè, gli fosse rimasta estranea e sconosciuta. Allorchè se la teneva fra le braccia, stretta, e non avrebbe voluto lasciarla più, sentiva una specie di sgomento, come la prima volta che Elena si era abbandonata a lui, nella via scura.

— Che hai? ripeteva Elena. Dillo a me!