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vicini, e seguitava a chiacchierare col marito, o a lavorare sotto il pergolato, senza alzare il capo. Però le si leggeva nel sorriso che si arrestava all’angolo della bocca, nella ruga che si disegnava rapidamente fra le sue sopracciglia, in certo imbarazzo dello sguardo, come una vaga preoccupazione, una sfumatura d’inquietudine. E, cosa strana, guardava alle volte Cesare che era sempre vicino a lei delicatamente affettuoso, con una certa timidezza carezzevole e femminina nelle sue espansioni. Ella sembrava dirgli storditamente:
— Cosa te ne importa? Dimmi che cosa te ne importa?
E la sua voce si animava di una sorda vibrazione. Una sera che c’era stata più gente, suo marito dovette andare a cercarla sulla terrazza, dove stava appoggiata alla ringhiera, imbacuccata in uno scialle, assorta nella contemplazione della Rocca che si levava come un’ombra gigantesca e minacciosa, là di faccia. Ella trasalì leggermente al sentirselo vicino, e gli