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urtando nelle seggiole e nel cassettone, brancicando fra le sottane della moglie affagottate sul canapè. Camilla l’aiutava ad insaccarsi nel vestito, gli assettava la camicia sulle spalle, gli correva dietro col cappello e la mazza in mano. Donn’Anna, accosciata sul letto, seguitava ad inveire. — È stato Cesare! Bisogna andare dal Commissario, e dirgli che Cesare ci ha rubata la figliuola, e andrà in galera se non la sposa!

Continuando a gemere e a lamentarsi infilò una gonnella, si buttò uno scialletto sulle spalle, e si diede a frugare per le stanze anche lei, tirandosi dietro la Camilla col lume, mentre suo marito scendeva le scale barcollando. Ella rovistava in tutti i cassetti, buttando in aria ogni cosa, tastando in fondo colle mani i fazzoletti di seta ad uno ad uno, passando in rivista gli astucci degli oggetti d’oro, spalancando gli sportelli degli armadi che mostravano pendenti le spoglie inerti di Elena, gli stivalini messi in fila sotto, quasi volessero dire che i piedi di lei battevano a