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Don Peppino allora smontò da cavallo, per salutare la signora, tenendo il cappello in mano, colossale al lume dei fanali che lo rischiaravano dal petto in su; ma timido, come un ragazzo.

Elena aveva inchinato appena il capo. Il barone consegnò le redini ad un dei campieri. Egli continuava a discorrere, col piede su d’un sasso, mentre il vecchio servo inginocchiato gli sfibbiava gli sproni, colla testa bianca a livello degli stivali del padrone.

— Ora andate alle case, disse infine. Io verrò dopo. Badate di non fare star fermo il cavallo a questa aria.

Egli volle accompagnare la brigatella sino al principio della viottola. Poi salutò le signore, si inchinò più profondamente all’Elena, e scomparve nel buio.

— E pensare che se lo incontrasse qualche briccone, potrebbe cavargli 20 mila ducati di taglia! osservò uno della brigata.

— Don Peppino è bravo come un cane