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arredato del resto della casa, di cui però il solo lusso erano delle armi e degli arnesi da caccia di gran prezzo, sparsi per ogni dove, in ogni angolo, sui divani, sui mobili, sullo scrittoio polveroso e dal calamaio vergine.

— È la sua passione, — diceva la baronessa. — Cani e schioppi! non pensa ad altro. Voglio maritarlo per fargli entrare qualche altra cosa in testa. — Le signore guardavano contegnose, colle labbra strette, e il fazzoletto ricamato fra le mani inguantate.

Ella si era presa di una gran simpatia per l’Elena, la conduceva per mano, la chiamava figliuola mia, le diceva: — Voglio cercargli una moglie bella come voi, al mio Peppino. Ma non una cittadina, perchè con noi non saprebbe adattarsi, in paese, e da mio figlio voglio separarmi solo quando sarò morta. Che volete, è figlio unico! — Poi facendogli vedere nella sua camera, a capo del lettuccio piatto, il ritratto di un giovanotto bruno e tarchiato, un po’ al modo di quei signori messi a festa, soggiunse: — Questo è Peppino!