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conduce in prigione, in nome della moralità, o ti chiude nel manicomio.

Egli si tacque per esaminare trionfante l’effetto della sua eloquenza da pessimista.

— Che cosa mi rispondi? domandò sorpreso del mio silenzio.

— Che hai veramente il cuore ammalato.

— Sarà anche vero. Già te l’ho detto ch’è quistione d’ottica, ed io non pretendo all’infallibilità.

— E ti credo molto sventurato.

— Sì! sì! accennò col capo, e sembrava commosso, indi soggiunse: È pure una gran sventura quella di perdere certe illusioni.... certe follie.... care follie che riempivano dì rosei sogni la mia cameretta al terzo piano!... e poi, che resta quando esse son svanite!...

— Tu lo vedi!

— Sì! ci dev’essere qualcosa di vero in