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M’aggiravo a casaccio fra le maschere, ora spingendo, ora spinto, allorchè sentii tirarmi per le falde dell’abito. Era di nuovo l’arlecchino, colla stessa aria d’imbecille. Egli mi disse:
— Vuoi venire con me?
— Dove?
— In palco.
— Andiamo pure, risposi, essendo curioso di conoscerlo.
Egli prese il mio braccio, mi fece salire al terz’ordine, e aprì un palco.
Entrando si tolse la maschera, mi guardò un istante, e domandò:
— Mi riconosci?