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Egli mi avea rovesciata addosso quella narrazione come una valanga, tutta di un fiato, quasi fosse stato uno sfogo supremo e disperato, con parole rotte, con frasi smozzicate, con accenti che solo il cuore sa metter fuori, e cui solo lo sguardo sa dare un significato. Io non potrei accennare la millesima parte dell’impressione che faceva quella dolorosa frenesia, irrompente, concitata e febbrile, da un uomo col piede diggià nella fossa, che gemeva, si contorceva, ed urlava nel suono della sua voce, nel tremito delle sue labbra, nelle lagrime dei suoi occhi, mentre la folla delle maschere urlava anch’essa ebbra di vino