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si stancò per la prima, e distese mollemente il braccio sul velluto del parapetto: allora anche l’altro occhialetto scomparve, e riconobbi Eva, — Eva sfolgorante di tutta la sua bellezza, colle spalle e le braccia nude, i diamanti fra i capelli, i merletti sul seno, la giovinezza, il brio, l’amore negli occhi, anzi la voluttà, e il sorriso inebbriante — il sorriso che faceva luccicare come perle i suoi denti.
— Chi c’è nel palco numero tre, in seconda fila? domandò la dea con quell’accento inimitabile che hanno le dee quando parlano dei semplici mortali.
L’officioso più lesto e più fortunato rispose:
— Il conte Silvani.
— È un pezzo che non si vede il conte!
— È stato in Germania.
— E ha preso moglie?