Pagina:Verga - Eva.djvu/193


— 187 —




Nei crocchi eleganti che frequentavo sentivo spesso parlare di Eva, come si parlava del miglior cavallo da corsa, dell’opera in voga e della più bella pariglia. Era un’appendice necessaria a quella vita di lusso e di piaceri. Io avevo buttato dalla finestra le poche memorie che mi rimanessero di lei — i suoi nastri scolorati, i suoi stivalini rotti, i suoi guanti scompagnati — avevo lasciato da molto tempo quella cameretta dov’ella avea dormito tanti sonni, ed ora, delle volte, sentivo un ardente desiderio di rivederla, d’incontrarla, di gettarle in faccia il lusso della mia felicità. — Non era più amore, ma era vanità. —