sfacciato. Avevo momenti di preoccupazione tale, che le carezze di Eva mi avrebbero fatto montare in collera. Non osavo più scrivere ai miei genitori perchè aveva l’orgoglio del mio fallo; ed il mio amore sciagurato non era abbastanza potente per assorbire anche e soffocare il rimorso di strappare il pane di bocca alla mia famiglia per prolungare la mia dolorosa follia. Ero troppo orgoglioso per far trapelare ad Eva la menoma mia preoccupazione; e allorchè ella si mostrava più affettuosa, più sommessa, e cercava timidamente di prender parte alle mie angustie e di venirmi in aiuto, avevo per lei modi aspri e parole dure. Per vivere alla meglio avevo accettato una delle più umili occupazioni: dipingevo ad oleografia; il mio cervello si atrofizzava, ma si tirava innanzi.