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dall’ago, e con un vecchio ombrello sotto il braccio, una ragazza che potrebbe dirsi bellina se non avesse gli stivalini rotti e il cappellino di traverso — che andrebbe al mercato, farebbe la cucina, e se avesse la fortuna sposerebbe un cuoco o un cocchiere. Ecco che cosa sarei, mio caro; invece ecco che cosa sono; faccio fare anticamera a tanti signori che sarebbero gelosi di te, — e tu che non mi avresti neanche guardato se m’avessi vista andare attorno colle acarpe rotte, tu hai fatto delle pazzie per me. Oh! Io so bene ch’è assai meglio non esser costretti a far buon viso a quelli che sono uggiosi, e a soffrire delle galanterie insolenti. Ma che vuoi farci? Non son nata duchessa!

Venne a sedermi sulle ginocchia; mi cinse il collo delle sue braccia, e mi baciò a più riprese.

— Andiamo, via! non piangere, bambino mio! amor mio! non piangere! mi fai male! Io ti amo davvero, sai! Non ho nulla a sperare da te, anzi potresti nuocermi, vedi che son sincera! Mi credi dunque che ti amo?