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telegramma, e tutte le volte per chieder danaro.
Non puoi immaginare come una tal vita sia divorante per uno che si trovi in quella mia disgraziata condizione, e come divori specialmente il danaro, ch’è la cosa più preziosa. Io non spendevo un soldo per Eva; nemmeno per regalarle un mazzolino di viole, ma provavo mille nuovi bisogni; avevo comperato degli abiti nuovi, avevo bisogno di essere elegante, di lavarmi le mani con acqua di Colonia, di essere bene alloggiato, di desinare da Doney, di portar dei guanti — e tutti questi nonnulla sono enormemente dispendiosi per un pensionato del Comune a cencinquanta lire.
Ohimè! Vorrei credere che fossi pazzo, perchè fui assai vigliacco, perchè fui infame. Io divenni esigente sino all’impossibile verso la mia famiglia — sino a strapparle il necessario per comprarmi delle cravatte. — Non scrivevo altro che per chieder danaro, e mentivo anche l’affezione! Oh, mia povera mamma! Oh, padre mio!... e non arrossivo allorchè vedevo giungere quel danaro che costava tanti stenti ai miei genitori!