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Ella aveva i capelli disciolti, e me ne sferzava il viso con certi movimenti felini. — Ebbene, mi disse, se hai la febbre vai a casa.
— No, starò a vederti dormire!
— Eh?!
— Starò a guardare le tue finestre, e ti vedrò dormire.
Ella sorrise in modo inesprimibile, e mi avventò un bacio come un morso.
— Birbone!
Scostò colle sue mani i capelli della mia fronte; mi guardò con certi lampi abbaglianti negli occhi — mi guardò a lungo così, tenendomi la fronte fra le mani — e poscia, come rispondendo a sè stessa:
— Vattene! mi disse, vattene! e non mi lasciava, e sporgeva verso le mie le sue labbra sitibonde, e chiudeva gli occhi.
Mi richiamò di nuovo, quand’ero sulla soglia dell’uscio. — Dammi qualche cosa di tuo, mi disse: dammi il tuo fazzoletto.
E poscia un’altra volta:
— Aspetta! voglio che anche tu pensi a me.