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parve senza far rumore da un altro uscio a vetri.

La cameriera mi fece entrare in una stanza da letto, debolmente illuminata, e scomparve anche lei.



La camera era piccola, ed imbottita di seta bianca come un elegante scatolino. In un canto c’era un letto tutto velato di trine — con certe cortine diafane che sembravano i vapori di un sogno d’amore, e lasciavano trasparire certe coperte color di rosa, di cui la seta sembrava carezzare l’epidermide, e nascondere nelle sue pieghe scrosci di risa soffocate, di risa virginee. C’era un profumo singolare in quella camera, un profumo di cosa viva, un profumo di donna, e di donna elegante. C’erano in tutti gli angoli quei piccoli oggetti che luccicano e che hanno forme e colori leggiadri leggiadri. C’erano negli specchi come il riflesso di chiome bionde, come il lampo di occhi