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— A me? esclamai sorpreso.
— Sissignore, mi fu ben indicato.
— Da chi?
— Dalla signora Eva.
— Eh?!...
— Che l’aspetti nel vestibolo. Verrà fra mezz’ora.
La mia sorpresa era tale che non potei metter fuori una sola delle interrogazioni che mi si affollavano in mente.
Apersi il biglietto e lessi:
«Non siete venuto; perchè? Se volete accompagnarmi dopo il ballo, aspettatemi nel vestibolo.»
Rimanevo come sbalordito dalla sorpresa, leggendo e rileggendo quelle due o tre righe, sentendomi serpeggiare fiamme ignote per le vene, provando improvvisi e inesplicabili turbamenti. Gli spettatori, gli artisti, gli impiegati del teatro erano tutti partiti gli uni dopo gli altri; i lumi erano stati spenti; non rimaneva che qualche fiammella di gas pei corridoi, e il lampione di un fiacre che si riverberava sull’invetriata del vestibolo. Avrai osservato come in certi momenti ec-