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smo, esclamava, come fra di sè: — Perdio!... com’è bella! perdio!...
— Oh! sì! sì! gli risposi, ed è qualcosa che irrita, che fa dispetto, questa bellezza alla cui presenza il cuore si contorce come di spasimo, e la ragione diventa vigliacca, — cotesta profanazione del bello che, sorridente e non curante, calpesta colle scarpine di raso tutto quello che abbiamo creduto puro e santo — la donna, l’amore, l’ideale. — Vedi, essa mi ha messo la febbre nel sangue, ed io mi sento come schiaffeggiato.
— Mio caro, esclamò Giorgio uscendo fuori dei gangheri, qualche volta io credo che tutte le nostre creazioni rachitiche non valgano un capello della schietta e reale bellezza fisica.
— Ah! sì, per esempio, cotesta vale tre lire.
— Oh!
— Sì, ella vende per tre lire le sue spalle, il sue seno, le menzogne de’ suoi sguardi, i baci del suo sorriso, il suo pudore, per tre lire — a me, a te, a quel grasso signore che la guarda coll’occhio imbambolato dal vino, a quel giovane che le getta in faccia i suoi sozzi desideri con escla-