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penetravasi nel bello ideale aveva per me certi affascinamenti ancora verginali, ma potentissimi.
La mia vita trascorreva serena in un mondo che m’ero creato colla mia fantasia. Non avevo mai rivolto un solo sguardo di desiderio su quei piaceri di una grande città che mi passavano sotto gli occhi, sebbene ad una certa distanza, e come in nube; eppure se ne avevo provato la curiosità come un amaro sentimento di privazione, m’ero rifugiato nella mia arte come nelle braccia d’una amante. Il mio più gran divertimento era quello di andare a teatro la domenica; avrei preferito, è vero, quegli spettacoli che parlano più vivamente all’immaginazione, come l’opera in musica ed il ballo; ma erano spettacoli che costavano cari, ed in ciascun mese ci son quattro o cinque domeniche — troppo lusso per un bilancio di centocinquanta lire.
Ora se ti dirò che senza fare un buco nel mio bilancio io non avrei fatto uno strappo nel mio cuore, che se una domenica non fossi andato alla Posta per riscuotere un vaglia, non avrei visto forse il cartellone della Pergola, e se non avessi