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Io non avevo mai amato, o almeno cotesto sentimento che era sparso in tutto il mio essere non si era incarnato in una figura di donna. Ero superbo della mia arte, superbo di me che la sentiva degnamente, e ciò mi rendeva quasi geloso di me medesimo. I miei sogni erotici non erano mai scesi più giù di una duchessa, cui prestavo gratuitamente tutti i miei entusiasmi, e piedi che non si erano mai posati sul lastrico delle vie, e mani che nessuno aveva visto senza guanti all’infuori di me, e aspettando la duchessa che non veniva, io faceva all’amore coi miei quadri, sognavo i capelli biondi della cameriera che spolverava le tende della finestra in faccia alla mia — i soli capelli — o le linee graziose degli omeri della modista che vedevo tutti i giorni dietro la vetrina in via Rondinelli. Nella compressione dell’arte c’è una squisita sensualità; la bellezza plastica che com-